“Iride” di Linn: il peso delle domande senza risposta

redazione

A volte, il dolore più grande non sta nella fine di una storia, ma nel non poter spiegare perché sia finita. Iride di Linn è la colonna sonora di questo smarrimento: un brano intimo e introspettivo che mette a nudo la fragilità dell’animo umano di fronte a una perdita inaspettata.

Il testo si muove tra interrogativi e riflessioni, lasciando trasparire il senso di disorientamento di chi cerca cause precise in un evento che, forse, non ne ha. Ma se la mente vuole risposte, il cuore sa già la verità: a volte, semplicemente, due persone non erano destinate a stare insieme.

Dal punto di vista sonoro, Iride si distingue per un sound avvolgente, fatto di synth eterei e percussioni leggere, che danno al brano un respiro quasi sospeso. La voce di Linn è dolce ma ferma, come se stesse cercando di convincere prima sé stessa e poi l’ascoltatore che, nonostante tutto, bisogna andare avanti.
Linn ci regala un pezzo che non è solo una confessione personale, ma un’istantanea emotiva in cui chiunque, almeno una volta nella vita, può riconoscersi. Perché il dolore dell’assenza è universale, ma è nel tempo che si trova la chiave per accettarlo.

Come stai vivendo l’uscita del singolo?
È un brano molto malinconico ed intimo, ho deciso quindi di regalare una parte di me molto profonda al pubblico e questo sicuramente, mi mette un po' in difficoltà, ma sentivo di doverlo fare.

Raccontaci la genesi del nuovo brano: dal sound alla tematica.
“Iride” nasce nell’autunno scorso in seguito ad una rottura davvero brusca con una persona che ho amato in maniera intensissima.
Come sempre, sono partita dal testo per poi cercare il giusto sound con Marco Marra, il mio producer e credo che siamo riusciti a rendere molto bene il Mood malinconico che volevamo creare.

Come ti sei avvicinata allo stile musicale a cui siamo abituati a sentirti? 
È una contaminazione di tantissime cose, sicuramente c’è tanta influenza Urban, ma allo stesso tempo strizzo l’occhio al pop italiano.

Quali sono i tuoi artisti di riferimento?
Davvero tanti… Vasco per quanto riguarda i testi, poi tutti i maggiori cantautori italiani come Battisti o Dalla, per passare poi ad un ambito più Urban come Lauryn Hill, Kendrick Lamar e Doechii.

Quali le maggiori difficoltà che hai affrontato negli anni per emergere nell'ambito musicale?
Secondo me tutti gli artisti, me compresa, fanno lo stesso errore all’inizio, che è non dare importanza al networking.
Per networking intendo la spinta di uscire, conoscere nuovi contatti di persona, farsi sentire, proporre il proprio brano… spesso pensiamo che la fortuna arrivi chiudendoci in casa a scrivere brani, ma il mondo è là fuori, e nessuno potrà conoscere il nostro mondo se non ne portiamo un pezzo fuori dalle nostre quattro mura.

Il tuo sogno nel cassetto?
Vivere di musica, qualsiasi cosa questo voglia dire (insegnare, fare doppiaggio cantato, fare la corista, partecipare ai musical ecc..)

Quali sono i prossimi obiettivi?
Non mi pongo più obiettivi specifici perché le cose migliori sono state quelle che non mi aspettavo.
Sicuramente continuo a scrivere, organizzare live e fare del mio meglio, poi si vedrà cosa riserva per me la vita!

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