Lux, il racconto di un legame instabile: il significato di Ariosto

redazione


Con Ariosto, Lux racconta il caos emotivo delle relazioni umane, ispirandosi al Furioso di Ludovico Ariosto. Il brano, nato spontaneamente in una notte, esplora la tensione tra il desiderio di connessione e la paura di affrontare le difficoltà.
Musicalmente, Lux si muove tra pop e indie, influenzata da artisti come Franco126 e Calcutta, ma con un tocco personale. Non cerca il successo a ogni costo, ma desidera condividere storie autentiche attraverso la sua musica.

In questa intervista, ci racconta il significato di Ariosto e il suo percorso artistico.

Come stai vivendo l’uscita del singolo?
Sto vivendo l’uscita del singolo con una grande felicità, ma non tanto per gli ascolti o i complimenti che sto ricevendo, anche se ovviamente è gratificante sapere che il tuo lavoro viene apprezzato. La vera gioia viene dal fatto che il messaggio che ho voluto trasmettere è arrivato. È incredibile vedere come tante persone, anche quelle che non sento quotidianamente, mi scrivano per dirmi che ciò che ho scritto le ha toccate. Non solo musicalmente, ma anche emotivamente. È come se ognuno trovasse qualcosa di sé nelle parole che ho cantato, e questa è la vera bellezza. Quando ho deciso di pubblicare il singolo, insieme ai miei insegnanti di canto, sapevo che era arrivato il momento giusto per condividere con gli altri ciò che avevo scritto, dopo aver accumulato così tanti inediti nel mio cassetto. Ma mai mi sarei immaginata di essere così felice nel raccontare queste storie. Non pensavo di provare una felicità così grande, sapevo che mi avrebbe reso felice, ma non riuscivo a immaginare quanto.

Raccontaci la genesi del nuovo brano: dal sound alla tematica.
Questo singolo è nato in modo improvviso, come succede spesso quando scrivo. L’ispirazione è arrivata da una riflessione su una storia che ho vissuto, che mi ha fatto pensare a quanto, oggi, i legami tra le persone possano essere caotici. In particolare, mi ha colpito come, nonostante la voglia di viversi, ci sia una sorta di paura di affrontare le difficoltà che inevitabilmente arrivano. È come se ci fosse il desiderio di connettersi, ma anche una resistenza a mettersi davvero in gioco. Questo contrasto tra il desiderio di vivere il rapporto e la paura di affrontarlo è ciò che rende così turbolenta e fragile la dinamica tra i ragazzi di oggi.
Per questo motivo, definisco la storia “furioso”, come l’Ariosto: è caotica, perché non riesce a trovare una forma precisa, riflette proprio quella tensione e quella confusione.
Sinceramente, il testo è nato in due ore, una notte.
Dopo aver scritto il testo, o meglio, mentre scrivevo, mi registravo le melodie e i suoni che mi venivano in mente, senza fermarmi. È come se la musica e le parole si fondessero contemporaneamente nella mia mente. Successivamente, ho dato una struttura al tutto, modellando e affinando il suono per farlo risuonare nel modo in cui lo sentivo. È stato un processo naturale, quasi istintivo.

Come ti sei avvicinata allo stile musicale a cui siamo abituati a sentirti? Quali sono i tuoi artisti di riferimento?
Mi avvicino alla musica in modo eclettico, ascoltando un po’ di tutto, ma con una predilezione per la musica italiana, che riesco a sentire in modo particolarmente profondo. La lingua italiana mi permette di entrare meglio nel significato dei testi, di comprendere più a fondo le emozioni che trasmettono, e questo mi fa sentire un legame più forte con la musica. Un artista che amo tantissimo è Marco Mengoni, che per me è una fonte infinita di emozioni. È l’artista che ascolto in qualsiasi momento della mia giornata, che mi accompagna nelle varie sfumature dell’umore, che sia triste, felice, o altro. Vado sempre con entusiasmo ai suoi concerti, ma paradossalmente, non è lui ad aver influenzato il mio stile musicale.
Ascolto anche artisti di vecchia scuola come Lucio Dalla, Lucio Battisti, Gino Paoli, che sono maestri nel raccontare storie e nel trasformare i testi in poesie magnetiche. Mi affascinano per la profondità dei loro racconti e la bellezza delle parole, ma, paradossalmente, nemmeno loro hanno influenzato il mio percorso musicale.
Ciò che ha realmente plasmato il mio stile di scrittura è il mio modo di sentire la musica, che potrei definire indie pop: un mix tra il genere indie e il pop, senza appartenere completamente né all’uno né all’altro. Sono stati gli artisti del panorama musicale più recente, come Breach, Alfa, Franco126, e Calcutta, a ispirarmi. La loro scrittura è un racconto, ricca di simboli, metafore e immagini evocative, ed è stato proprio questo tipo di approccio che mi ha influenzato nel mio modo di scrivere. Mi piace usare molti simboli, creare immagini con le parole, e raccontare storie in modo che chi ascolta possa sentirle in maniera personale.

Quali le maggiori difficoltà che hai affrontato negli anni per emergere nell'ambito musicale?
Il mondo della musica è, senza dubbio, estremamente difficile e competitivo. La mia esperienza mi ha insegnato che una delle sfide più grandi è sicuramente quella economica. Lo studio e la preparazione sono fondamentali, ma senza la giusta possibilità economica, diventa tutto più complicato. Purtroppo, quando ero più giovane e non avevo indipendenza economica, non potevo permettermi di studiare canto in una scuola di musica. Questo è stato uno dei maggiori ostacoli che ho dovuto affrontare: la passione c’era, ma non avevo le risorse per coltivarla pienamente.
Crescendo, ho deciso di intraprendere il percorso universitario, ma non come piano B. L’università è una cosa che mi piace, che mi appassiona, e non l’ho vista mai come una via di fuga dalla musica. Al contrario, credo che la musica sia difficile da percorrere per tanti motivi. Oggi quasi chiunque può produrre musica, ma ciò non significa che sia facile emergere. Il numero di cantanti e di aspiranti artisti è enorme, e spesso ci si trova a fare i conti con un ambiente dove è difficile trovare uno spazio davvero proprio.
Anche se questo è solo il mio primo singolo pubblicato, e sono consapevole che il cammino è lungo, il mio sogno è che la mia musica, i miei testi e le mie storie possano arrivare al cuore delle persone. Ma per riuscire a farsi sentire in un panorama musicale così affollato, ci sono davvero tante difficoltà da affrontare, a partire da quella economica. Non solo per pubblicare la propria musica, ma anche per potersi permettere un percorso formativo che ti prepari ad affrontare tutto ciò che il mondo musicale ti richiede. Eppure, nonostante tutto, i sacrifici si fanno quando c’è passione, ed è quella che mi spinge a non fermarmi mai.

Il tuo sogno nel cassetto?
Il mio sogno nel cassetto non è mai stato quello di diventare una cantante famosa o di cercare il successo a tutti i costi. Certo, è normale che faccia piacere essere ascoltati, sapere che le persone apprezzano quello che fai, ma per me la vera gioia sta nel condividere le mie storie. Quello che mi piacerebbe veramente è pubblicare altri miei inediti, perché è quando sento che le persone si riconoscono nei testi che scrivo che mi sento davvero realizzata. Mi piacerebbe che la mia musica arrivasse al cuore di chi ascolta, che potessero riflettersi nelle emozioni e nelle esperienze che racconto.
Sì, il fatto di avere fan potrebbe essere un effetto collaterale, perché più persone ascoltano la tua musica, più riesci a condividere il tuo messaggio. Ma, come detto, la cosa che mi fa più felice è poter continuare a raccontare e condividere le storie che ho nel cassetto. Questo è davvero il mio sogno: riuscire a far sentire la mia voce e le mie parole a più persone possibile.

Quali sono i prossimi obiettivi?
Non ho obiettivi prestabiliti, e sinceramente non so cosa mi riserverà il futuro. Non sono una persona che pianifica in modo rigido ciò che dovrà fare. È vero che, in generale, cerco di avere il controllo della situazione, ma nel campo della musica non riesco a stabilire con certezza ciò che accadrà. Preferisco che tutto segua un percorso spontaneo, naturale. Tre anni fa, per esempio, non avrei mai immaginato di trovarmi a questo punto, né di pubblicare un inedito. Per me, la musica è sempre stata una terapia, un modo per sfogarmi.
Quello che spero per il futuro è di continuare a pubblicare altri miei inediti, perché mi piace raccontare le mie storie e condividerle con gli altri. Non penso troppo a lungo termine, ma mi concentro su obiettivi a breve termine, su quello che posso fare oggi, senza pormi troppe pressioni.
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