“Oltre te” è il mio riscatto personale – Leria si racconta

redazione
 

C’è un momento, nella fine di ogni relazione, in cui si può scegliere: fuggire dal dolore oppure restare, viverlo, comprenderlo. Leria ha scelto la seconda strada e da lì ha tratto la forza per scrivere “Oltre te”, il suo nuovo singolo. Un brano che si fa spazio tra le cicatrici emotive con delicatezza e determinazione, raccontando un percorso di consapevolezza profonda, in cui anche la sofferenza può diventare occasione di rinascita.

Prodotto da Davide Gobello, il pezzo si muove tra pop ed elettronica con un sound intenso e riflessivo, costruito attorno a un ritornello nato quasi per caso – ma subito riconosciuto come una scintilla da non lasciarsi sfuggire.

Leria ci ha parlato di come ha affrontato l’uscita di questo nuovo lavoro, del suo percorso musicale fatto di ascolti trasversali e studio costante, delle difficoltà incontrate lungo la strada e dei suoi sogni più grandi, primo fra tutti quello di calcare, un giorno, il palco dell’Ariston.

Ecco cosa ci ha raccontato.
 
Come stai vivendo l’uscita del singolo?
Ciao, grazie per l’accoglienza. Direi che la sto vivendo bene. Le prime settimane dopo un’uscita sono dei veri e propri giri sulle montagne russe: non sai mai cosa aspettarti e a volte, proprio quando tutto sembra tranquillo, arriva una bella notizia, o un messaggio inaspettato, che ti stravolge la giornata. Si lavora sulla comunicazione, sui progetti futuri, c’è ansia ma anche tanto entusiasmo. La vita dell’artista è piena di sorprese e quando esce un nuovo singolo ancora di più!
 
Raccontaci la genesi del nuovo brano: dal sound alla tematica.
Da giorni avevo in testa la melodia del ritornello, a un certo punto ho sentito che era perfetta per tirar fuori delle emozioni che mi portavo dentro da un po’. Così è nata la prima bozza di “Oltre te”. Ho voluto raccontare il mio stato d’animo in seguito alla fine di una relazione che inizialmente sembrava perfetta, ma che poi si è rivelata soffocante e distruttiva. Ciò che mi premeva mettere in luce era il momento del dolore, quello da cui si è portati a scappare, ma che io invece ho voluto vivere in maniera consapevole, affrontandolo e alla fine sconfiggendolo. Questa esperienza mi ha insegnato che il dolore a volte è un’opportunità di rinascita e riscoperta di sé.
Il mio produttore, Davide Gobello, ha fatto un lavoro grandissimo per evidenziare il messaggio del brano proprio come avrei voluto, infatti sono un sacco soddisfatta del sound che ha creato, di tutto il risultato finale.
 
Come ti sei avvicinata allo stile musicale a cui siamo abituati a sentirti? Quali sono i tuoi artisti di riferimento?
In realtà non ho degli artisti di riferimento, mi piace ascoltare un po’ di tutto, ma una cantautrice che stimo tantissimo è Elisa. Il mio stile credo sia nato proprio da un mix di ascolti. A prescindere dall’artista, quando una canzone mi piace mi soffermo a studiarla in tutti i suoi aspetti: testo, musica, interpretazione. Lo faccio con diversi brani e poi quando scrivo tiro fuori tutto ciò che ho assorbito nel tempo, ma a modo mio.
 
Quali le maggiori difficoltà che hai affrontato negli anni per emergere nell'ambito musicale?
Capire di chi fidarmi. In questo mondo ti fanno promesse e tu credi così tanto nei tuoi sogni, che ti metti in gioco con un sacco di entusiasmo. Però bisogna stare davvero attenti. Non sempre il percorso che ti propongono è quello giusto per te.
 
Il tuo sogno nel cassetto?
Il palco dell’Ariston.
 
Quali sono i prossimi obiettivi?
Sto lavorando a un progetto un po’ particolare. Non posso dire di cosa si tratta, ma sono certa che sarà una bella sorpresa. Spero di riuscire a realizzarlo al più presto!
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