Bracco di Graci presenta “L’Uomo che vedi”. Intervista

redazione

“L’Uomo che vedi”
è il nuovo singolo di Bracco di Graci, che racconta la storia di un uomo che ha preso coscienza, che cerca la radice delle cose e non si sofferma all’apparenza. Quest'uomo guarda in faccia la realtà senza ipocrisie, la sua fede è un punto fermo, non influenzabile, ed è alla continua ricerca della verità, vorrebbe un mondo migliore. lo cerca, ci spera, non vuole arrendersi all’idea “che siamo solo ciccia da contare e che la vita non cambi più” come cantava Lucio Dalla in una canzone del 1983.
 
Abbiamo avuto il piacere di intervistare Bracco di Graci in occasione dell’uscita del suo nuovo “L’Uomo che vedi”.
 
Come stai vivendo l’uscita del singolo?
Direi bene, tutto sommato non mi aspetto nulla, per me e già molto che mi sia tornata la voglia di scrivere e di rimettermi in gioco, c’è da dire che questo progetto è invisibile all’attenzione dei media quindi visto la risposta sui social dopo tutti questi anni che sono fermo, non mi lamento e ringrazio la gente che mi vuole ancora bene.
 
Raccontaci la genesi del nuovo brano: dal sound alle tematiche
E una ballata pop riflessiva che sogna un mondo migliore di quello che c’è, ho sempre pensato che non siamo mai stati liberi e che la democrazia sia sempre stata una utopia, ci sono poteri che hanno deciso e continuano a decidere ogni passo della nostra vita, la maggior parte della gente è talmente integrata nel sistema che non riesce nemmeno a rendersene conto, un po' li invidio, stanno sicuramente meglio di me.
 
Come ti sei avvicinato allo stile musicale a cui siamo abituati a sentirti? Quali sono i tuoi artisti di riferimento?
Mah, in realtà non credo di avere uno stile musicale, quando scrivo una canzone, intendo, quando tutto ti convince dalla stesura della musica alle parole, credo che il brano, a seconda della sua struttura creativa, abbia già dentro il suo stile. I miei artisti di riferimento sono i cantautori del passato quelli che credevano che la musica avesse anche un compito sociale, Fabrizio de Andre’ disse “l’artista è un anticorpo che la società si crea contro il potere se si integrano gli artisti ce lo abbiamo in quel posto”, mi sembra che oggi la maggior parte dell’arte che passa sui media sia perfettamente integrata.
 
Il tuo sogno nel cassetto
Il mio sogno nel cassetto? Beh, il mio sogno è quello di andare in pensione, lavoro da una vita, il secondo quello di tornare a fare qualche live.
 
Quali sono i prossimi obiettivi?         
Uscirà un singolo per volta sulle piattaforme digitali, per come si sono messe le possibilità per quelli come me è l’unico spazio, cercheremo assieme allo staff della Red&Blue, che ringrazio, di far crescere il progetto.

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