Regione Trucco: l’indie pop di maniera e il nuovo disco

redazione

Si torna indietro nel tempo, si torna al romanticismo di un amore metropolitano, di quartiere, di pop anni moderni nel gioco digitale di molte soluzioni che però in fine dei conti confluiscono sempre e comunque in quel mondo dal retrogusto 80’s che i The Giornalisti avevano ampiamente sdoganato al grande pubblico. Si torna ai Regione Trucco che sfornano un nuovo disco dal titolo “Mi sono perso” ampiamente anticipato dai singoli “Linguette”, “Se vuoi venire” e l’ultimo “Lady Hawk”. Allegorie e leggerezze e sicuramente, nostalgie nebulose dentro un suono che veste rigorosamente con giubbotti di jeans oversize e scarpe da tennis in tela ai piedi.

Il passato torna nei suoni… e tantissimi i dettagli di anni andati. Dal camper di “Se vuoi venire” ai maglioni di “Linguette”. Perché così tanta nostalgia?
Probabilmente perché non ci va giù il tempo che passa. La nostalgia è in effetti spesso presente nelle nostre canzoni, ma per questo la colpa va addossata a Umberto che scrive i testi. Per quanto riguarda i suoni, la musica è ciclica, i suoni tornano sempre. Il prossimo disco lo faremo punk.

E dal futuro cosa prendete?
Domanda difficile: il futuro è un'ipotesi di libertà.  Nessuno sa cosa il futuro ha in serbo per lui. Noi speriamo tanta musica e tanti concerti.

 
E torna anche una certa produzione… il mix di voce ricorda anche grandi dischi… che radici ha il vostro suono?
Ognuno di noi ha radici proprie e, tra l'altro, molto diverse tra loro. Quando viaggiamo insieme, in macchina o in furgone, dobbiamo fare a turno per mettere la musica e spesso ci scanniamo. Credo che il nostro sound sia un intreccio di tutti i nostri gusti, amalgamati sapientemente da Enrico Caruso che ha fatto il mix il disco.

A proposito di “Linguette” o di “Lady Hawk”: l’allegoria restituisce leggerezza alla narrazione. Che sia questa la vera caratteristica della vostra scrittura?
Ce lo chiedono spesso e ci stiamo quasi convincendo che sia così.  Anche se non lo facciamo apposta, non c'è un piano preciso da seguire quando si scrivono canzoni. Però in effetti sentiamo abbastanza nostra questa formula.

E questa leggerezza che arriva, che sia a suo volta una risposta al tempo che stiamo vivendo? Abbiamo bisogno di leggerezza… o sbaglio?
La leggerezza, l'ironia sono indispensabili in ogni tempo, fanno sempre bene. In questo preciso momento storico probabilmente ancora di più. Crediamo poi che in generale, ma soprattutto quando ci si esprime con l'arte, prendersi troppo sul serio sia presuntuoso o quantomeno noioso.

E vedendovi dal vivo posso dire che siete molto più rock di questo indie pop ben prodotto?
Sì, in effetti sì! Dal vivo ci prendiamo delle libertà maggiori rispetto alla sala di registrazione. C'è del rock in fondo a ognuno di noi e ci fa piacere quando la gente se accorge.

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