Ma il fantasma di
Sara è sempre vivido nella memoria di Matteo e quando tutto appare incanalato
verso la felicità, ecco che il destino torna prepotente a mischiare le carte
nella sua vita. E lo fa concedendogli
gioia e dolore. Gioia, per la conoscenza di Eleanore, stupenda e famosa attrice
americana in visita a Bologna; dolore, per l'incidente occorso a Lorenzo, una
banalità che lo costringerà in coma per lungo tempo. Emerge prepotente la
simbiosi esistenziale che accomuna Matteo e Jack. I due, ognuno a modo proprio, esprimono quel
dolore cieco che ha invaso la loro anima…
"Le
parole del cuore" è il nuovo romanzo di Alessandro Pugi, che ringraziamo
per aver accettato di scambiare con noi due chiacchiere.
Qual è
stato il momento in cui si è accorto di aver sviluppato la passione per la
scrittura?
Forse fin da piccolo ne ho sempre sentito la necessità ma non avendo gli strumenti adatti sembrava un desiderio difficile da realizzare. Poi, screscendo, dopo il diploma, la vita mi ha messo davanti a scelte difficili e così nei ritagli di tempo è tornata a farsi sentire la necessità di mettere su carta idee, pensieri, storie. Da quel momento in poi, parliamo del 2009, non mi sono più fermato.
Quale
scrittore o libro ha influenzato il suo lavoro di autore?
Nessuno in particolare. Leggo molto e generi diversi, dal thriller al romantico per finire al giallo.
Quale
tecnica usa per scrivere? Prepara uno schema iniziale, prende appunti, oppure
scrive d’istinto?
Vado d’istinto. Mi lancio in pagine e pagine di pensieri e personaggi, poi rileggo e inizio a dare un senso alla storia schematizzando date e luoghi.
È mai
capitato anche a lei di avere il blocco dello scrittore?
Mai. Ho sempre una vena molto istrionica che ricerca attenzione e approvazione, cose che gli concedo volentieri. Quando scrivo sono dominato dall’intuizione, dall’incapacità di mettere un freno alle parole.
Com’è nato
“Le parole del cuore”? Era un romanzo a cui pensava da molto o è nato per caso?
Il romanzo vede la sua prima stesura definitiva nel 2018 e ad ispirarlo è stato un giovane di Porto Azzurro che a 14 anni ha scoperto il dolore della leucemia, una malattia che tre anni dopo se l’è portato via. Si chiamava Daniele Cecchini. Non conoscevo la sua storia fino a quando un giorno ho deciso di entrare nel cimitero che lo accoglieva e mi sono piegato per pregare davanti a quella che non era una tomba, ma un reliquiario. Lì, nel silenzio statico del tempo, ho provato a immaginare il dolore per la perdita di un figlio, la mancanza dell’essenza, e ho sentito il bisogno di scrivere. Così è nato “Le parole del cuore”, in memoria di questo ragazzo e spero che questo romanzo possa renderlo immortale attraverso il ricordo.
Nuovi
progetti per il futuro?
A bizzeffe. Ho pronti 8 romanzi di vario genere e altri 4, già pubblicati e dei quali ho ripreso i diritti, pronti per essere revisionati e ripubblicati. Ho scritto anche un paio di sceneggiature che ho nel cassetto, delle quali ovviamente avrei bisogno di un occhio sapiente che possa indicarmene la validità, testi di canzoni e poesie. Insomma, non mi annoio.
Forse fin da piccolo ne ho sempre sentito la necessità ma non avendo gli strumenti adatti sembrava un desiderio difficile da realizzare. Poi, screscendo, dopo il diploma, la vita mi ha messo davanti a scelte difficili e così nei ritagli di tempo è tornata a farsi sentire la necessità di mettere su carta idee, pensieri, storie. Da quel momento in poi, parliamo del 2009, non mi sono più fermato.
Nessuno in particolare. Leggo molto e generi diversi, dal thriller al romantico per finire al giallo.
Vado d’istinto. Mi lancio in pagine e pagine di pensieri e personaggi, poi rileggo e inizio a dare un senso alla storia schematizzando date e luoghi.
Mai. Ho sempre una vena molto istrionica che ricerca attenzione e approvazione, cose che gli concedo volentieri. Quando scrivo sono dominato dall’intuizione, dall’incapacità di mettere un freno alle parole.
Il romanzo vede la sua prima stesura definitiva nel 2018 e ad ispirarlo è stato un giovane di Porto Azzurro che a 14 anni ha scoperto il dolore della leucemia, una malattia che tre anni dopo se l’è portato via. Si chiamava Daniele Cecchini. Non conoscevo la sua storia fino a quando un giorno ho deciso di entrare nel cimitero che lo accoglieva e mi sono piegato per pregare davanti a quella che non era una tomba, ma un reliquiario. Lì, nel silenzio statico del tempo, ho provato a immaginare il dolore per la perdita di un figlio, la mancanza dell’essenza, e ho sentito il bisogno di scrivere. Così è nato “Le parole del cuore”, in memoria di questo ragazzo e spero che questo romanzo possa renderlo immortale attraverso il ricordo.
A bizzeffe. Ho pronti 8 romanzi di vario genere e altri 4, già pubblicati e dei quali ho ripreso i diritti, pronti per essere revisionati e ripubblicati. Ho scritto anche un paio di sceneggiature che ho nel cassetto, delle quali ovviamente avrei bisogno di un occhio sapiente che possa indicarmene la validità, testi di canzoni e poesie. Insomma, non mi annoio.