LuMi: dolcemente provocatorio dentro linee pop

redazione

Matrici indie-pop dalle venature urban e digitali con la produzione di Mark Twayne per questo esordio firmato da LuMi, al secolo Mirko Lunghi di stanza a Sora, classe ’97 che pubblica un primo singolo dal titolo “Psychè” dentro tutti i canali digitali. Esordi in questi tempi grigi e di distrazione che sempre più restituiscono alla dimensione umana e alla leggerezza delle emozioni il senso e la ragione delle proprie ispirazioni.

Parliamo di esordi e dunque parliamo di nascite: quando e perché Mirko Lunghi diviene LuMi?
Mirko Lunghi diviene LuMi quando in sé è arrivata la consapevolezza che i sogni vanno inseguiti e che la vita è troppo breve per i rimpianti.
La musica mi fa stare bene, scrivere canzoni mi rende felice; quindi, perché abbandonarsi alle paure sociali e smettere di credere che i nostri sogni siano raggiungibili?!
Io canto da circa 15 anni e ho intrapreso scuola di canto da circa 7 anni, ma per capire che la mia passione e la mia strada fossero rivolte a questo e quindi alla musica, di esperienze ne ho dovute fare e di tempo ne è dovuto passare. 
Ma d’altronde, come si dice, non esiste mai un momento giusto per fare le cose, il momento diventa giusto quando le si sentono crescere da dentro.

E poi l’incontro con Mark Twayne… che lavoro è stato e che cosa sta portando ancora oggi?
Mark è un grandissimo professionista, ma soprattutto si sta rivelando un grande compagno di avventura all’interno del mio percorso musicale.
Con lui abbiamo un’ottima affinità e sicuramente porterò i miei testi e la mia musica, anche grazie a lui, ad avere un’evoluzione sempre più interessante e coinvolgente.

 

Liberazione di mente e anima. Viviamo il presente… sono tematiche sempre più importanti e chiacchierate oggi. Secondo te perché?
Semplicemente perché in noi sta nascendo sempre di più l’esigenza di rivoluzione.
Per rivoluzione però non intendo quella sociale, ma una ancor più profonda, ovvero quella emotiva.
Vuoi o non vuoi in noi c’è, a mio parere, il desiderio inconscio di approfondire il nostro essere, ma essendo contaminati da una realtà puramente materialista si tende alla fine a mascherare e a celare questo desiderio.
Insomma, abbiamo paura a guardarci dentro, abbiamo paura a prendere tempo per noi stessi e ci facciamo sempre più atterrire dal caos generale e sociale che plagia e modifica le nostre menti.

Eppure un senso di liberazione l’hai celebrato dentro un rap assai scuro e metropolitano invece che dentro melodie aperte e ricche di aria… almeno questa è la mia sensazione… cosa ne pensi?
Ci sono due chiavi di lettura che posso dare: la prima è che io amo molto giocare con la contrapposizione degli opposti e mi piace molto accostarli fra loro. Non a caso sono innamorato degli ossimori come figure retoriche.
Allo stesso modo mi piace giocare nei miei testi e con la musica in questo modo, conscio del fatto che gli opposti non sono poi così distanti fra di loro, perché in fondo non sono altro che lo specchio della stessa medaglia.
La seconda chiave di lettura è che io tendo ad essere molto libero di natura, e il modo migliore per manifestare questa libertà che tanto esorto nei miei pezzi è muovermi, in questo caso artisticamente parlando, come voglio; per me l’arte, in questo caso musicale, non è catalogabile perché semplice e pura espressione dell’emozioni di chi la esprime.
Essendo irrazionali quest’ultime vanno manifestate come le si percepiscono.

Tags

#buttons=(Accetta) #days=(20)

"Questo sito utilizza cookie di Google per erogare i propri servizi e per analizzare il traffico. Il tuo indirizzo IP e il tuo agente utente sono condivisi con Google, unitamente alle metriche sulle prestazioni e sulla sicurezza, per garantire la qualità del servizio, generare statistiche di utilizzo e rilevare e contrastare eventuali abusi." Per saperne di più. leggi tutto
Accept !