Ho composto buona parte del disco durante il lockdown. Sono stato tra i fortunati che quel periodo se l’è vissuto bene. Ho trovato la disciplina che spesso mi manca e ho raccolto le idee, che stavano lì negli anni precedenti e mi sono messo a scrivere. Ho registrato i demo di 13-14 pezzi in tre settimane. Mi sono accorto che stavo togliendomi una marea di sassolini dalle scarpe. Ho quindi deciso di dividere il mio secondo disco in capitoli/tematiche, tirando fuori i miei punti di vista più taglienti. L’andirivieni è il capitolo sulla vita. Il messaggio nascosto fra le righe è che l’umanità si sta sempre più disumanizzando e la cosa non mi piace per niente. Ma nonostante tutto continuo a rigirarmi fra le mie esistenze, le mie incertezze e le mie cazzate...
La prima cosa che ho scritto del pezzo è la parte musicale di intro e ritornello. Il giro d’accordi e il tema di pano (che originariamente era di chitarra). Lo ascoltavo in loop e ho improvvisato delle parole. Mi è subito uscito “l’andirivieni…”. Il resto è venuto da sé. Solo poi ho contestualizzato il tutto con le strofe.
Credo, banalmente, che la tecnologia sia al contempo una grande risorsa e una grande condanna. Io stesso usufruisco della comodità che la tecnologia offre, ne sono consapevole. Grazie ai mezzi di oggi (e degli ultimi 15 anni) sono riuscito a pre-produrre le mie canzoni in casa con grande libertà, dando da subito una direzione ben definita al dove volessi arrivare.
Tuttavia, è evidente quanto il progresso tecnologico stia svuotando il mondo di contenuti. Tutto è sempre più veloce, troppo veloce. L’essere umano non nasce con tutta questa velocità in corpo e i ritmi a cui siamo sottoposti rischiano di farci perdere la nostra umanità, come dicevo prima.
Personalmente me ne sbatto e mi prendo io miei tempi a prescindere.
Nessun filtro. A parte quelli applicati alla voce e agli strumenti...
Vivo avvolto dall’ironia. Ironizzo su qualsiasi cosa nella vita di tutti i giorni e faccio lo stesso nelle canzoni che scrivo. Anche in quelle più “serie”.
Sono pigro. Mi applico molto poco. Il primo singolo del disco “Fare Domani” ironizzava proprio su questo. Però, dopo tanti anni, sono migliorato anch’io e ora ho molti più mezzi rispetto all’inizio per tirar fuori le cose che voglio mettere in musica. Lo spirito, invece, è esattamente lo stesso che avevo il primo giorno. Scrivere per ispirazione e per nessun altro motivo.
Quello che vogliono. Come si usa dire, una canzone che esce è tua ma diventa di chi l’ascolta. Poi è chiaro che in ogni brano voglio dire qualcosa di preciso e se chi mi ascolta fa lo sforzo di provarci, beh, ne sono molto lieto.