Riél e il labirinto sentimentale di 'Cielo di spine': un viaggio emotivo

redazione
 

Alt-Pop con schizzi di elettronica e soundscape, questo è Riél giovane cantautore e producer italo-venezuelano. Dopo un percorso di studi incentrato sulla produzione, inizia la sua carriera musicale nel 2022 scrivendo e producendo i suoi brani e pubblicandoli insieme all’etichetta discografica M&M-D&G. Ad oggi con 6 singoli pubblicati, 4 video musicali e due comparse in tv (Viva il video box – Rai 2, Rai Play, Don’t Forget The Lyrics – TV8) Riél inizia un nuovo capitolo con un sound attuale e allo stesso tempo futuristico dando vita a produzioni intrinsecamente legate alla musica elettronica senza trascurare melodie pop orecchiabili e contemporanee.
 
Come stai vivendo l’uscita del singolo?
Quella di questo singolo è stata un’uscita molto importante per me. “Cielo di spine” è stato un po’ un nuovo inizio, un evoluzione del genere musicale in cui ho vissuto fin’ora e anche un riavvicinamento al mio lato da producer spingendomi di più verso la musica elettronica e il soundscape unito al pop.
 
Raccontaci la genesi di “Cielo di spine”: dal sound alla tematica.
Venendo da un background di musica dal vivo mi sono sempre affidato molto agli strumenti acustici anche nelle produzioni, in questo caso ho voluto fare completamente il contrario. Ho voluto creare un mondo futuristico tra il sogno e la realtà con suoni completamente elettronici che si fondono a melodie pop.
Per quanto riguarda la tematica invece questo brano parla di una di quelle relazioni in cui per quanto non lo si vorrebbe, per il bene di entrambi è meglio separarsi. Una relazione in cui ormai l’amore non basta più, in cui ci si fa solo del male a vicenda, un’amore tossico che trascina entrambi sempre più a fondo. Partendo da questo presupposto il testo è la conversazione che si ha quando ci si confronta con la realtà e si capisce che per quanto si tenga all’altra persona la cosa migliore è lasciarsi andare. “Credimi non riesco a vedere la fine, anche se amarti è saltare in un campo di mine”.
 
Come ti sei avvicinato allo stile musicale a cui siamo abituati a sentirti? Quali sono i tuoi artisti di riferimento?
Sono cresciuto suonando e cantando in gruppi rock per poi darmi alla produzione e spostarmi sul pop e R&B usando maggiormente musica elettronica quindi di influenze ce ne sono state davvero tante, per il mio processo creativo attuale mi piace molto stare sull’elettropop e new wave con elementi di soundscape.
I miei artisti preferiti al momento sono sicuramente Willow, Lewis Capaldi e Mahmood.
 
Quali le maggiori difficoltà che hai affrontato negli anni per emergere nell'ambito musicale?
Sicuramente la parte più difficile è riuscire a crearsi un pubblico in un mercato completamente saturo, al giorno d’oggi davvero chiunque con uno smartphone può registrare un brano e pubblicarlo e ogni giorno la quantità di musica in uscita è impressionante. In un mondo in cui si hanno milioni di contenuti a distanza di un semplice tocco, ognuno con lo scopo di attirare il più possibile la tua attenzione, il convincere qualcuno che la tua musica vale il loro tempo è decisamente più difficile.
 
Il tuo sogno nel cassetto?
Riuscire a vivere di musica, girare il mondo in tour e suonare di fronte a quante più persone possibili.
 
Quali sono i prossimi obiettivi?
Pubblicare quanta più musica possibile continuando a sperimentare con generi e influenze diverse, vorrei sicuramente riuscire a mantenere ogni brano fresco e innovativo mantenendo uno stile di scrittura riconoscibile.
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