Hai un background musicale che ti ha visto partecipare a numerosi festival, come il Premio Lucio Battisti e l’Umbria Voice Festival. Quanto hanno influito queste esperienze sul tuo approccio alla musica e alla scrittura dei brani?
Sicuramente ogni Festival ti lascia qualcosa, serve a farti crescere al di là del risultato. Questa esperienza si riflette anche nella scrittura dei pezzi che cambia, si arricchisce, si evolve.
Nel tuo primo EP "Studenti bohémien" hai parlato di una certa bohémienne e un certo spirito di ribellione. "Toy Boys" sembra affrontare temi più intimi e universali. Come si evolvono questi temi nella tua musica?
Credo che ogni periodo metta in risalto un particolare “mondo” con le proprie specifiche tematiche. Il mio primo EP raccontava dello spirito di ribellione tipico dell’età studentesca degli anni universitari. Toy boys è solo il primo singolo di un album più eterogeneo a livello tematico e più maturo nel significato.
Il tuo secondo album "Background '90" ha avuto una forte influenza sulle tue sonorità attuali. Cosa rappresenta "Toy Boys" rispetto al suono di "Background '90"? È un ritorno alle radici o una nuova sperimentazione?
Toy boys è la naturale evoluzione del mio precedente lavoro. Un sound ancora più definitito e articolato nella sua essenzialità.
Guardando al futuro, hai in mente qualche nuovo progetto musicale che si allontana ulteriormente dai temi trattati in "Toy Boys"? O pensi che seguirai una linea più coerente con ciò che hai già scritto?
Il prossimo singolo sarà cateterizzato da una differente tematica mantenendo sempre una coerenza di fondo a livello di scelta sonora e modalità di scrittura.