Irene Olivier e la sua “Valentina”. L’intervista

redazione

Oggi sulle pagine di Top Stage incontriamo la talentuosa cantautrice
Irene Olivier che ci racconterà il nuovo singolo “Valentina” un brano pop con aperture rock dalle sonorità moderne, ma che strizza l'occhio agli anni ’90.
 
Ciao Irene, come stai vivendo l’uscita del singolo “Valentina”?
Ciao!
Beh, siamo più o meno a un mese dall’uscita di Valentina e non posso che dirmi soddisfatta di come sta andando. Sto ricevendo parecchi commenti positivi sia da speaker radiofonici che da esperti del settore, sia a livello di musica e arrangiamenti, che di testo.  Per quanto riguarda la parte musicale, devo subito dirvi che i complimenti vanno in realtà al mio produttore, Marco Gabrielli, che è il compositore di Valentina, come anche di tutti le mie canzoni precedenti. Mentre per il testo, sono molto felice e orgogliosa di questo lavoro, perché è il mio primo testo in italiano, e perché sono riuscita a trattare un tema “pesante”, la violenza sulle donne, credo, con la giusta delicatezza. Così almeno mi dicono, e non posso che esserne felice.
 
Raccontaci la genesi del nuovo brano: dal sound alla tematica.
Come anticipato prima, il sound è opera di Marco Gabrielli, il mio produttore e compositore.
E come per ogni mio brano, più o meno, anche per Valentina il processo creativo è partito da una sua idea musicale e una bozza di linea melodica, su cui poi io ho costruito il testo.
La tematica invece è arrivata in maniera singolare.
Era il giorno di San Valentino e stavo pensando a quante donne avrebbero ricevuto fiori in quel giorno, da uomini in realtà violenti per tutto il resto dell’anno. Da lì, poi l’idea di cercare un simbolo di questa violenza, e quindi l’idea dei “fiori insanguinati”. Fiori che però sono petali sparsi a terra,
 
Come ti sei avvicinata allo stile musicale a cui siamo abituati a sentirti? Quali sono i tuoi artisti di riferimento?
Ti rispondo prima per gli Artisti di riferimento, è più facile!
Sicuramente tra i miei punti di riferimento ci sono questi super Artisti: Skin e gli Skunk Anansie, i Muse e Billie Eilish. Mondi molto lontani tra loro, ma sono obiettivamente gli Artisti cui mi ispiro di più in un modo o nell’altro e che sono sicura continueranno a influenzarmi.
Per quanto riguarda il mio stile, ho serie difficoltà a rispondere, perché non so neanch’io quale sia il mio stile. Non riesco catalogare nettamente la mia musica. Credo sia una sintesi di molte influenze, di tutto ciò che mi piace e che ho interiorizzato negli anni a modo mio. Però una qualche costante effettivamente c’è, a credo sia più a livello di arrangiamento dei brani, che di uno stile vero e proprio.
 
Quali le maggiori difficoltà che hai affrontato negli anni per emergere nell'ambito musicale?
La difficoltà più grande, e parlo da cantautrice “indipendente” è riuscire a creare la propria musica senza compromessi artistici, e che allo stesso tempo abbia la “commercialità” sufficiente per essere trasmessa in radio, ascoltata in Spotify, ecc.
La musica in questo momento storico è tanta, tantissima, considerando le migliaia di brani che vengono caricati sulle piattaforme streaming ogni giorno. Emergere è molto difficile. Ma nonostante le difficoltà, la mia missione è creare qualcosa. Lasciare qualcosa. Le difficoltà in quest’ottica, secondo me, vanno lasciate indietro, per concentrarsi sulla creazione.
 
Il tuo sogno nel cassetto?
Se posso sognare in grande e più forte possibile, nel cassetto c’è una collaborazione, un featuring, con Matt Bellamy dei MUSE.
 
Quali sono i prossimi obiettivi?
Il mio prossimo obiettivo è la pubblicazione di almeno un altro singolo in italiano, e più avanti la pubblicazione del mio secondo album. Idealmente sarà un album metà in inglese e metà in italiano e sicuramente includerà Valentina, oltre ai miei due singoli del 2022, Beautiful Liar e Black Van, che non erano stati inclusi nel mio primo album, V-deocrazy.
Altro grande obiettivo, importantissimo, sarà la preparazione dei live, con la mia band, per la stagione invernale.
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