SantoClaus: sintetici, cosmici, un fluire country dai toni indie

redazione
 

Sintetiche risposte che in genere ci fa pensare al poco gradimento delle domande. O forse ad un carattere eversivo, cosmico in qualche modo anch’esso. SantoClaus Ensemble tornano in scena con “Luxor”, disco che divide critica e pubblico con quel certo modo di pensare alla forma, alle tonalità scure di una dannazione che ovviamente, nel suo DNA, da di vero blues prima di tutto. Volevo saperne di più ma questo “passa il convento” disse un tale. Ed è bello anche così…
 
Posso dirti che ho risentito forte l’America degli anni ’70? Provieni da lì musicalmente?
Sicuramente si ma solo ideologicamente
 
Dentro al disco scorgo anche dell’elettronica ma piccolissime gocce o sbaglio?
È un approccio minimale all’elettronica.
 
Ho sentito anche molti strumenti come chitarre e bassi trattati assai poco. Un disco come dire: plug and play?
Diciamo che ho cercato di farli suonare e adattare ai miei gusti e possibilità.
 
Dal vivo che storia sta facendo?
Momentaneamente mi propongo in versione One man band con spirito country man.
 
Posso dirti che penso sia questo un vero disco di blues? L’anima tormentata anche dentro pieghe sociali di ognuno di noi...
C’è molto di ricerca blues ma l’intenzione è soprattutto appunto la ricerca più che il tormento.

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